L’autore
Pietrangelo Buttafuoco
Pietrangelo Buttafuoco è giornalista e scrittore. Collabora con Il Giornale, Il Foglio, Panorama, La Repubblica, Il Sole 24 ore e Il fatto quotidiano. Pubblica numerosi saggi e nel 2005 il suo primo romanzo: Le uova del drago. Una storia vera al teatro dei pupi (Mondadori, 2005; La Nave di Teseo, 2016), finalista al Premio Campiello 2006. Nel 2008 pubblica L’ultima del diavolo (Mondadori, 2008). Nel 2011 e nel 2013 pubblica per Bompiani Il lupo e la luna e Il dolore pazzo dell’amore; per Mondadori I cinque funerali della Signora Göring nel 2014; nel 2016 per Longanesi la raccolta di aforismi, epigrammi e racconti Il mio Leo Longanesi.
Il Libro
La notte tu mi fai impazzire
Pietrangelo Buttafuoco presenta il suo libro sulla vita di Agostino Tassi. Pittore già affermato, nel 1611 Tassi inizia con l’amico Orazio Gentileschi a decorare il Casino delle Muse a Roma. Nel volume redatto alla memoria di Gino De Domicis, pittore, l’autore descrive con toni violenti e vividi la Roma dei primi anni del Seicento, «città piena di bestie e mostri intabarrati» allora il più vivo centro culturale e d’avanguardia d’Europa, sede della potenza cattolica. In quel contesto, un anno dopo l’inizio dei lavori Orazio gli intenta un processo per aver abusato di sua figlia Artemisia, anch’essa pittrice di talento. Il processo si trasforma in uno dei più clamorosi eventi dell’epoca, suscitando innumerevoli dicerie che diffamano di volta in volta Artemisia, Agostino e lo stesso Orazio. Ma chi era davvero Agostino Tassi, il celebre stupratore di Artemisia Gentileschi?
Con il suo stile lirico e appassionato, Pietrangelo Buttafuoco ci accompagna nei vicoli fetidi e violenti di Tassi, «nel cui sguardo vive il ricordo di galere e di fughe dalla Toscana, attraverso la Roma degli assassini, dei ladri e degli impostori… Non ha ancora sulla coscienza un morto ma di ogni nefandezza, come tradire la fiducia dell’amico forzandone la figlia, ne fa blasone… I piedi sporchi dei santi ritratti dai suoi coevi in lui si trasfigurano in rughe inquietanti scavate sul respiro della notte».